Stop al Superbonus, ora cosa succede? Gli scenari

    Il Governo italiano ha abolito il “fin troppo generoso” Superbonus, il regime del credito d’imposta volto a rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico.

    Sul mondo dell’edilizia si abbatte un vero terremoto. Eppure dovevamo aspettarcelo. Non possiamo sorprenderci, prima o poi sarebbe accaduto, visti gli eccessi che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato questa “agevolazione”. Era nata in piena emergenza sanitaria, ma è stata “condita” da centinaia di lleciti che hanno, di fatto, mandato all’aria i buoni propositi con cui il progetto era partito.

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    La popolare iniziativa del Superbonus, che concedeva ai proprietari di case un credito d’imposta fino al 110% sul costo di riqualificazione della loro proprietà, ha portato all’inizio ad una impennata dei lavori di ristrutturazione delle case. Ha contribuito ad alimentare l’economia italiana dopo gli effetti della pandemia, è innegabile.

    Ma è anche costato al governo di casa nostra più di 110 miliardi di euro. Ha aumentato il costo dei servizi di costruzione ed è stato “macchiato” da centinaia di frodi su cui si muovono ancora magistratura e finanza. Giovedì scorso, Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, ha dichiarato in una conferenza stampa che la “politica sconsiderata” rappresentava una minaccia per le finanze pubbliche.

    Da agevolazione in piena pandemia a progetto pieno zeppo di eccessi e contraddizioni

    “Abbiamo deciso di fermare gli effetti di una politica scellerata che ha avvantaggiato pochi cittadini. Gli effetti devastanti del Superbonus oggi hanno imposto, a ciascuno di noi, dalla culla in poi, un peso di 2.000 euro pro capite”.

    Il Superbonus 110, parte di una serie di “agevolazioni casa green”, anch’essi di fatto terminati, era il progetto di punta del Movimento 5 Stelle. Fu introdotto dal governo di Giuseppe Conte nel 2020.

    I proprietari di abitazione potevano richiedere l’agevolazione detraendo i costi dalla loro dichiarazione dei redditi. Potevano farlo entro un periodo di cinque anni, oppure potevano scaricarne l’onere sull’impresa edile, che lo sottraeva dalle tasse o vendeva il credito a una banca, che a sua volta veniva rimborsata dal governo.

    Si trattava di lavori come l’installazione di sistemi di isolamento, pompe di calore e pannelli solari, oppure la sostituzione di una vecchia caldaia.

    Il team del primo ministro Giorgia Meloni ha approvato una legge urgente che pone fine al regime del credito d’imposta. Tuttavia è stato garantito che i lavori già programmati verranno portati a compimento, salvaguardando almeno in minima parte gli interessi di migliaia di aziende.

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    Il Superbonus era stato criticato anche dall’ex primo ministro Mario Draghi, che lo aveva definito “un sistema con pochissimi controlli”, dopo che era stato rivelato che al regime erano collegate frodi per un valore di 4,4 miliardi di euro.

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    I lavori in migliaia di cantieri si erano già fermati, mentre gli appaltatori erano alle prese con una enorme mancanza di liquidità, dopo che le banche avevano smesso di acquistare i crediti d’imposta.

    L’Ance, l’associazione nazionale dell’edilizia, ha dichiarato che 25.000 imprese potrebbero adesso crollare in seguito alla decisione del Governo. Federica Brancaccio, presidente dell’associazione, ha affermato che se il governo bloccasse tutti i crediti d’imposta senza trovare una soluzione strutturale, allora “migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità. I cantieri si fermeranno completamente, con gravi conseguenze per le famiglie”.